FlashMob #incodaperunafavola
tRiciclo ha organizzato un Flash Mob per salutare e ringraziare un luogo che ha rappresentato molto in questi anni per tanti di noi e la cui chiusura è una vera perdita.
La locanda delle favole è un esempio concreto di come ci piacerebbe fossero a Genova i punti di ritrovo di bimbi e famiglie. Per questo abbiamo voluto dare a queste due coraggiose e innovative ragazze una dimostrazione di affetto e attirare l’attenzione di media e cittadini sul tema di una città a misura di bambini. In tanti, grandi e piccini, ci siamo messi in coda e in tanti ne hanno parlato (vedi i video e gli articoli qui).
Speriamo davvero che sia servito a smuovere le acque!
Sotto trovate un approfondimento della nostra socia psicomotricista Marta Strata sull’importanza di luoghi a misura di bambino per la crescita dei nostri figli.
Il futuro è un luogo condiviso di Marta Strata
Genova è una città vecchia. C’è poco spazio, siamo tutti abbarbicati gli uni sugli altri. Solo il mare offre una via di fuga. O di accesso, a seconda dei punti di vista.
A Genova i bambini hanno poco spazio: sembra una lunga discesa tra terra e mare che inviterebbe ad una corsa sfrenata ma purtroppo, appena si è partiti, è già il momento di fermarsi.
Gli asili, anche pubblici, a volte stanno al quinto piano senza ascensore e spesso non hanno uno spazio esterno.
Sono all’ordine del giorno lotte intestine tra condomini per permettere di lasciare passeggini, biciclette, monopattini, carrelli porta bimbi…nei cortili o negli atrii dei palazzi. Anche se sono grandi e larghi a sufficienza quello che sembra mancare sempre è lo spazio. Ma non quello fisico, a volte anche quello è vero, ma soprattutto quello mentale. I bambini non hanno un posto. A volte non solo a Genova, lo abbiamo capito bene adesso per carità, ma qui di più.
Purtroppo c’è una grossa corrispondenza tra il luogo reale e quello mentale: il bambino ha necessità di spazio per prendere distanza dal genitore. La maggior parte del tempo sta all’asilo o a scuola e in quei luoghi il genitore non è con lui. Altrimenti invece sta a casa, nei ritagli di tempo tra calcio, tennis, basket e danza, si intende. E tra le mura domestiche, per il tempo che resta, sta con la mamma e il papà.
O senza, o con: o bianco o nero. E i grigi? Eh tanto utili sarebbero degli spazi condivisi dove vivere serenamente insieme, ognuno a modo proprio!
Questi luoghi, che qualcuno chiamerebbe “transizionali”, ahimè mancano proprio e si sente. Al parco i giochi sono rotti, sporchi, mal tenuti e quindi la mamma (o il papà) difficilmente possono stare seduti e guardare da lontano. Il bambino ha bisogno di essere aiutato all’inizio, e certamente. Ma dopo, se lo spazio lo consentisse, potrebbe andare e avventurarsi da solo a scoprire il mondo. E il genitore? Ah lui si potrebbe godere la panchina e fare esperienza di una genitorialità non troppo totalizzante, persino piacevole. Per carità è naturale far fatica, ma fino a che punto? Se lo spazio fosse adeguato, il bambino potrebbe provare quanto è bello far da sé, e la mamma quanto è bello star seduta e guardare da lontano, accompagnando con uno sguardo di fiducia, ma consentendo al piccolo di prendere distanza, iniziando ad abitare il mondo tranquillo del conforto possibile a cui tornare, se necessario.
Al ristorante si potrebbe andare tutti insieme con piacere, e se uno spazio fosse pensato e dedicato per i giochi dei più piccoli, si eviterebbe di tirare fuori dalla borsa quello strumento ipnotizzante che bene non fa.
Si consentirebbe insomma un’esperienza fondamentale per lo sviluppo: star soli in presenza dell’altro. Né senza genitori, né per forza a fare insieme. Lo sanno bene gli altri paesi questo, che prevedono aree bimbi anche nei più semplici bar! I piccoli sono pensati, sono attesi, c’è spazio per loro: esattamente come in famiglia, dove si comincia ad immaginarli fin da quando sono nella pancia.
In questa città vecchietta, stretta e un po’ soffocante c’è chi, sgomitando, ha ricavato spazio a bambini e genitori insieme: basta suonare il campanello e un sorriso ti accoglie, una mano a sollevare il passeggino, un bicchiere d’acqua mentre allatti. Fasciatoio e gabinettino, salviette e pannolini per chi uscendo, nella fatica quotidiana di essere mamma, se li è dimenticati. Tavolini piccini con pennarelli e fogli per disegnare ma soprattutto LIBRI!
Questi oggetti ormai in disuso, quasi mitologici, dove non si deve schiacciare niente, che non brillano, che non si illuminano. Insomma solo stupidissimi libri che in questo stupidissimissimo mondo che rotola fanno sempre il loro sacrosanto lavoro! Umanizzano il nostro tempo, parlano di attesa, di ascolto, di silenzio e di risate insieme.
Un posto così? Davvero? A Genova? Sissignori! E cosa fa questo posto?
Si moltiplica, direte voi! Si allarga? Gli danno la medaglia al valore civile? Diventa una catena esportando letture, merende e buonumore!! No cari miei! Questo posto CHIUDE!
Chiude??!! Ma davvero?? Ma è di tutti!! È davvero un gran peccato!